"I  gioghi  per  attaccare  i  buoi"

Quello  più  grande  si  usava  col  carro  e
quello  più   piccolo  con  l'aratro.
















"Su  Tragu"   (L'erpice)
Veniva  attaccato  al  giogo  con 
una  catena  e  serviva  per  spianare
il  terreno  da  coltivare.















Aratro  sardo  tipico  del  Nord  Sardegna















Aratro  sardo  tipico  del  Sud
della  Sardegna.
















"Fuso  per  Carro"
Questo  fuso,  fatto  in  legno  di  quercia,
era  tipico  dei  carri  sardi  molto  antichi.
Le  ruote  non  giravano  nel  fuso  ma  tutto,
ruote  e  fuso,  giravano  assieme  sotto  il  carro.  
  

In  tempi  in  cui  un   fuso  in  ferro  costava  molto,
era  un  modo  molto  economico  per  costruirsi
il  carro  in  casa.  Anche  le  ruote  venivano
ottenute  segando  fette  di  grossi  tronchi  di  alberi
che  anticamente  vegetavano  numerosi  in  Sardegna.







Con  questo  modellino  si  può
vedere  come  era  il  sistema
ruote/fuso  e  come  erano
le  forcelle  sistemate  sotto 
il  carro  dentro  le  quali  girava
il   fuso.  
Il  peso  del  carro  impediva  al
fuso  di  uscire  ma  un  grosso
sobbalzo,  causato  da  un  qualche 
ostacolo  nella  strada  poteva 
far  saltare  il  fuso  fuori  dalle
forcelle.
Allora  il  carro  doveva  essere
scaricato  e  rimesso  sul  fuso.









In  questo  particolare  di  un  quadro 
del  Verani  si  può  vedere  come  erano
questi  carri   (ancora  usati  in  Mongolia).
Si  notino  i  cerchioni  delle  ruote  irti  di
borchie  di  ferro  a  forma  di  diamante.
Queste  borchie  scavavano  nel  terreno 
dei  profondi  solchi.     
  






A Milis,
in  un'antica  strada  si  possono  ancora
vedere  i  solchi  fatti  nella  roccia  dalle
ruote  di  questi  carri.
La  distanza  tra  i  due  solchi  è  di  m. 1,10
e  la  larghezza  del  solco  di  cm. 10/12.
La  misura  di  un  metro  e  dieci  circa  è
proprio  la  distanza  tra  le  due  ruote  del  fuso  di  legno  che  si  è  conservato  sino  a  noi.
Dopo  il  1770  numerose  disposizioni
vietarono  a  questi  carri  di  circolare  nelle  pubbliche  vie  senza  la  preventiva
eliminazione  delle  borchie  in  ferro  a
forma  di  diamante.
Potevano  circolare  solo  nelle  strade  di
campagna  e  nei  campi  aperti.   





"Su  Strumbulu"
Il  "Pungolo"  era  formato  da  un'asta  lunga  cm. 160/170.
In  cima  aveva  una  punta  che  serviva  a  stimolare  i
buoi  durante  il  lavoro  e  nell'estremità  opposta  aveva
una  paletta  in  ferro  che  serviva  a  pulire  il  vomere
dell'aratro  dalla  terra  che  ci  rimaneva  appiccicata. 
Era  considerato  una  sorta  di  scettro  del  comando
tanto  che  durante  certe  feste  (per  esempio  quella
di  Sant'Isidoro)  si  faceva  un'asta  per  vedere  chi
riusciva  ad  aggiudicarsi  il  possesso  del  pungolo
(a  "Dittare  su  Strumbulu")  facendo  l'offerta  più  grande 
(che  in  genere  consisteva  in  vino  e  derrate  alimentari).
Chi  entrava  in  possesso  del  pungolo  aveva  il  diritto
per  tutto  il  giorno  di  dirigere  la  carovana  dei  carri
durante  la  processione  e  di  dare  ordini  a  disposizioni
per  la  festa  ed  i  balli;  diventava  insomma  il Re  della
festa.