“MILIS tra
storia e leggenda”
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“ K A I D
H O R “
Il Cavallo
fantasma
dello Stabilimento Pernis
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di
angelo meridda
dessena
MARIA MURRU
MANUNTA
A ricordo
del signor Egidio
Vacca
con tanta
simpatia e riconoscenza
Angelo Meridda
Dessena
Maria
Murru Manunta
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<< PROLOGO >>
Questa storia
nasce per ricordare
le notizie ed
i racconti
sullo
Stabilimento Pernis di
Milis che ci
sono stati narrati
da molte
persone vissute nella
prima metà del
1900.
Nel
1926, cessata l’attività
da parte dei
Pernis, tutto
lo Stabilimento
era stato venduto
ed il nuovo
proprietario,
il signor
Cosimo Vacca di
Milis, aveva affittato,
a poco prezzo,
diversi locali
del vasto complesso, a
famiglie molto povere
del
paese facendo
una grande opera
di carità.
Tutte
le famiglie che
nel tempo si
sono avvicendate in
quei
locali hanno
raccontato più o
meno le stesse
cose sui fatti
strani
ed inspiegabili
che avvenivano in
quel posto.
Ad
intervalli di tempo
più o meno
lunghi, di notte,
si sentivano
forti
rumori :<<Pariada chi
sin di fuantasa
tirendi
is teulasa de crapitura>> (sembrava che
stessero portando via
le tegole
dal tetto) dicevano
e spesso quando
erano a letto <<pariada
chi fuantasa
furriendi su lettu
a fundu in
susu>>
(sembrava che
stessero rovesciando il letto). Ma visto
che
nessuno di
loro aveva mai
avuto alcun danno,
si erano abituati
a convivere con
quei fenomeni. Una
famiglia anzi
ci aveva
raccontato che grazie
a quei forti
rumori si erano
svegliati
e si
erano salvati da
una tremenda alluvione
che aveva portato
via
tutto quello
che avevano in
casa.
Le
varie presenze, tutte
sicuramente buone, che
la gente
diceva di
aver sentito e
visto, consistevano in
forti rumori
ed immagini
sbiadite di animali
tra le quali spiccava quasi
sempre
la figura di un grande
cavallo bianco.
Proprio
di questo cavallo
abbiamo voluto raccontarvi
la
bellissima e
fantastica storia.
Gli Autori
“MILIS
tra storia e
leggenda”
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“ K A I D H O R “
Il Cavallo
fantasma
dello Stabilimento Pernis
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di
Angelo
Meridda Dessena
e
Maria
Murru Manunta
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Marzo 2013
In
copertina : fotografia di
Angelo Meridda Dessena
-1984-
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“ K A I D H O R “
Il Cavallo
fantasma
dello Stabilimento Pernis
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Raccontano a Milis
che quando in
cielo splende una
falce
di luna crescente
con vicino una
stella molto luminosa,
allora nel
cortile
dell’antico Stabilimento
di
Benvenuto Pernis appare
il fantasma di
un superbo
stallone
bianco di pura
razza araba.
<< E’ la
bandiera dello
Sceicco
Moamed Bengadur che lo fa apparire
!!!>> dice il
vecchio Ziu Perdu
che per tanti
anni aveva prestato
servizio in
quello Stabilimento
dove si
allevavano cavalli
di razza, da
vendere ai
reparti di cavalleria
dell’esercito.
Ziu Perdu
<< Quel cavallo
non è cattivo >> continua
nel suo racconto
Ziu Perdu, << ma
il grande dolore
che lo ha colpito
e lo ha
portato alla morte
gli impedisce di
liberarsi completamente
del corpo e
chissà per quanto
tempo ancora sarà
costretto a
girovagare sulla terra
in cerca di
pace.
Si chiamava
Kaidhor (Vento di Fuoco)
ed era lo
stallone preferito
del
ricco e potente
Sceicco Moamed Bengadur
che in Africa,
ai piedi
dei
monti dell’Atlante, aveva il
suo regno.
Un giorno
passò nell’oasi, dove
viveva questo cavallo, una
carovana
di carri
partita da Milis
per caricare e
trasportare delle piante
di
palma che
dovevano essere piantate
nel nuovo giardino
della casa
dello
Stabilimento Pernis.
Mentre i
carovanieri erano fermi
vicino alla sorgente
dell’oasi per
dare da bere
ai buoi, videro
un bellissimo puledro
che tutto solo
se
ne stava
sdraiato all’ombra. Subito
lo presero
convinti di poter fare
una cosa molto gradita al
loro padrone,
il signor Benvenuto
Pernis,
appassionato allevatore
di cavalli
di razza araba.
Dopo
averlo legato ed
imbavagliato per non richiamare coi
suoi
lamenti l’attenzione
di altri cavalli
o di uomini,
lo nascosero dentro
un carro sotto la paglia
e le fronde
della palma che
trasportavano
e ripresero
la strada verso
il mare per
imbarcarsi al più
presto alla
volta della Sardegna
non prima però
di aver lasciato
in cambio,
al
posto del puledro,
due gioghi di
buoi.
Quando a
sera i cavalli
rientrarono all’oasi, la
madre del
puledro cominciò a
cercarlo disperatamente dappertutto
nitrendo e correndo
nel fitto bosco
di palme che
c’era
nell’oasi.
A darle
man forte arrivò Kaidhor,
un grande
stallone bianco che,
oltre ad essere
il padre del
puledro era anche
il capo del
branco ed il cavallo prediletto
dello Sceicco e solo da
lui si
faceva
cavalcare. Assieme percorsero
molte volte tutta
l’oasi senza
però
trovare nessuna traccia
del loro amato figlio.
Il sole
stava già per
tramontare e “Kaidhor”, salito sopra una
piccola
altura dell’oasi, si
mise ad annusare l’aria che il
debole
vento faceva
giungere dal mare.
Ad un
tratto lanciò un fortissimo nitrito,
si precipitò giù dall’altura
e
di corsa si
diresse verso la
sorgente.
Si tuffò
dentro l’acqua e
si mise a bere come
se fosse da secoli
senza assaggiare una
goccia d’acqua.
Poi, gonfio
come un otre,
si lanciò di
corsa nell’arido deserto
in direzione
del mare. Sicuramente
il vento gli
aveva portato
l’odore
del puledro rapito
dai mercanti di Milis.
Lo stallone
cavalcò nel deserto
per tutta la
notte al debole
chiarore di un
quarto di luna,
che stava sorgendo,
con vicino
una luminosa stella.

Quell’immagine, simile
alla
bandiera del suo
padrone,
che lo
aveva accompagnato
per tante ore in
quella notte,
lo avrebbe
condizionato
per sempre
da vivo e
da morto. Stava
albeggiando quando giunse
in vista del mare, ma i mercanti
si erano già
imbarcati su una
nave
che, a vele spiegate,
si allontanava veloce
dalla riva.
Senza alcuna
esitazione Kaidhor si
tuffò in mare
e si mise a
nuotare
con tutte le
sue forze in
direzione della nave che, spinta
da un forte
vento favorevole, si
stava
allontanando
sempre più veloce.
Ma anche
quando la nave
alla
fine scomparve alla sua
vista,
il cavallo non perse il
coraggio
e continuò
a nuotare in direzione
del debole odore del puledro
che
gli giungeva
col vento. Dopo
alcune
ore il mare
cominciò ad agitarsi,
il cielo si coprì di
nuvoloni neri e
arrivò una forte
tempesta che mise
in grande difficoltà
sia la nave
che il cavallo.
Per qualche
ora Kaidhor riuscì
a tenersi a
galla in mezzo
al mare in
tempesta ma alla
fine lo forze lo
abbandonarono
e andò a
fondo annegando.
Il suo
spirito però, spinto
da una forza
sovrannaturale e con
un
corpo da
fantasma, senza peso, uscì fuori
dall’acqua e si mise
a galoppare
sulle onde del
mare in tempesta.
Quando il
fantasma di Kaidhor
riuscì a raggiungere
la terra, trovò
che nel porto
la nave era
stata già scaricata
ed il puledro
partito
per chissà
quale destinazione.
Non era
facile, infatti, sentirne
l’odore in mezzo a
tutte quelle decine
di
odori che affollavano
la città e
la campagna circostante.
Ma nonostante
questo non si
perse d’animo e
cominciò le sue
ricerche percorrendo,
a galoppo sfrenato,
tutto il territorio
in lungo
ed
in largo.
Intanto
i carri erano
giunti a destinazione
e subito gli uomini
avevano presentato
il bellissimo puledro
al loro padrone convinti
che
avrebbero ricevuto una
lode ed una ricca ricompensa.
Il puledro
piacque moltissimo
al signor Benvenuto
Pernis che però,
appena
seppe come era stato preso
andò su tutte le
furie perché mai
si
sarebbe sognato di
tradire la fiducia
del suo carissimo
amico lo Sceicco
Moamed Bengadur.
A niente
valsero le giustificazioni degli
uomini che gli
assicuravano che il
valore lascito in
cambio era di
molto
superiore a quello
del puledro.
Sicuramente essi
non capivano che
il valore affettivo
di
una cosa o di un
animale molto spesso
non ha prezzo
per
il proprietario e
che niente va
preso senza il
suo permesso.
Subito dispose
che un messo
portasse una lettera 
di scuse allo
Sceicco con anche la rassicurazione
che
quanto prima, lui
stesso, gli avrebbe riportato
il puledro in
Africa.
Poi affidò
il povero animale,
spaventato e -"Benvenuto"
denutrito
perché rifiutava ogni
tipo di cibo,
alle -"Pernis"
mie cure
sapendo che con
la mia
pazienza ed il mio amore per gli
animali,
sarei sicuramente riuscito
a rimetterlo in
sesto.
Con fatica
e molta pazienza,
senza abbandonarlo mai né
di giorno né
di notte riuscii
a conquistare la sua fiducia
e
pian piano il
povero cavallino iniziò
a mangiare ed a rimettersi
in forze.
Mi seguiva
dappertutto come se
fossi sua madre
ed anche
di notte ero
costretto a dormire
assieme a lui.
Dopo due
settimane di cure
era diventato arzillo
e forte
ed era pronto
ad affrontare il
viaggio per tornare
a casa.
Anche io
dovetti andare assieme
a lui e
solo quando
giungemmo
all’oasi, e vide
nuovamente sua madre,
si
decise a staccarsi
da me.
Lo Sceicco
fu oltremodo felice
di rivedere il
suo puledro
anche perché, dopo
aver ritrovato sulla
riva del mare
il corpo
senza
vita del suo
Kaidhor, sperava di
rimpiazzarlo degnamente
con
lui.
Ripartimmo dall’Africa
tranquilli ed in
pace ma una
sgradita sorpresa ci
attendeva al nostro
arrivo a Milis.
Alcuni giorni dopo la nostra
partenza, ci raccontarono
i
domestici, di notte
si erano
iniziati a sentire
strani rumori
come se un
cavallo, a corsa
sfrenata, percorresse tutti
i viali,
i tetti
ed i terrazzi
dello Stabilimento.
La corsa
assordante cessava
solo al
sorgere del sole.
(fotografia di Salvatore
Perra – Milis – anni 1915 / 20)
Pensai
subito che in
assenza del padrone
i domestici avessero
fatto festa ogni
sera e si
fossero abbondantemente ubriacati
tanto
da non
capire più niente.
Ma poiché
era tardi, cenammo
ed andammo tutti
a dormire
ed io, per
la stanchezza del
lungo viaggio, mi
addormentai
subito profondamente.
Dormivo sicuramente
da pochissimo quando
un rumore assordante,
simile ad un
terremoto, cominciò a
scuotere la porta,
il tetto ed
i
muri del
locale dove ero
coricato.
Saltai veloce
giù dal letto
per
correre fuori ma appena
giunsi alla porta
sentii chiaramente
che
il rumore era
provocato dagli
zoccoli
di un cavallo
che saltava e
correva.
Istintivamente allungai
la mano e
presi il forcone
che c’era
vicino alla porta
ed uscii fuori, all’aperto.
La luna
alta illuminava abbastanza
l’ambiente ma nonostante
continuassi a sentire
il forte rumore
di zoccoli vicino
a me
non vedevo niente
e nessuno.
Anche l’aria
attorno a me
si muoveva come
se qualcuno
mi passasse veloce
tanto vicino quasi
da sfiorarmi.
La paura
e l’istinto di
conservazione mi fecero
appoggiare
con le spalle
al muro e,
pronto a difendermi
col forcone,
aspettai che qualcosa
accadesse.
Poiché non
succedeva nulla di
nuovo ed il
cavallo invisibile
continuava a correre
attorno a me
con un rumore
assordante
di zoccoli, allungai
la mano e mi misi
a parlare pacatamente
come
se dovessi
accarezzare e calmare
un cavallo vero.
A questo
punto successe una
cosa incredibile; il
rumore
di zoccoli cessò
ed un grande
cavallo bianco si
materializzò
davanti a me.
Subito
mi venne
in mente
un quadro
che avevo
visto a
casa dello
Sceicco
dove era raffigurato
il suo
bellissimo
cavallo Kaidhor.
Non c’era
dubbio, era proprio
lui, o meglio
il suo fantasma
perché per quanto
cercassi di accarezzarlo
non sentivo nessun
contatto con la
mia mano.
Quello
era di sicuro
il fantasma di
Kaidhor del quale lo Sceicco
aveva ritrovato il
corpo senza vita sulla spiaggia.
Il cavallo
sbuffava e mi
annusava continuamente da
ogni parte
ed
allora capii che mi sentiva
addosso l’odore di suo figlio, quel
puledrino con cui
avevo vissuto assieme
per tanti giorni.
Sembrava
incredibile ma era riuscito ad
arrivare sin lì alla ricerca del
figlio e
si era accanito
contro il mio alloggio
perché proprio in quel
posto, dove il puledrino
aveva dormito, sentiva più
forte il suo odore.
Poiché sembrava
che si fosse
calmato continuai a
parlargli
cercando in tutti
i modi di
spiegargli che suo figlio era
tornato in Africa,
a casa sua,
da sua madre.
Ma nonostante
io abbia passato
tutta la notte
assieme al fantasma
di Kaidhor, non
riuscii a fargli
capire che il
figlio non era
più assieme
a noi.
E’
già molto difficile
farsi capire da
un animale vivo, figuriamoci
da
uno morto!!
Un buon
risultato comunque l’avevo
ottenuto riuscendo
a farlo calmare
e a far
cessare il forte rumore.
Al sorgere
del sole il
cavallo scomparve ed io, stanco
ed
assonnato faticai non
poco a spiegare
l’accaduto al mio
padrone il signor Benvenuto
Pernis.
All’inizio il
signor Benvenuto era
un po’ incredulo
ma poi
si
convinse perché anche
lui, la notte, aveva
sentito tutto quel
chiasso e si
era alzato
più di una volta dal
letto perché sentiva
rumori
sulla torretta
come
se un cavallo
ci stesse correndo
sopra.
Per precauzione aveva preso il fucile, ma
arrivato in cima
alla torre non aveva
trovato
niente e nonostante
continuasse a sentire
il
rumore del galoppo
di un cavallo,
non aveva visto
niente neanche
all’interno dello Stabilimento.
Anche
la moglie, Enrichetta,
lo aveva chiamato dicendogli che c’era un cavallo che correva
sopra
il tetto
della camera dove
stava dormendo
ma
anche allora non
aveva visto niente.
La
mattina tutti avevano
pensato che
fosse stato
un
brutto sogno causato
dalla stanchezza del lungo viaggio.
Uno degli
inservienti che era
vicino si era
intromesso
foto
di Salvatore Perra
1915 /20
|
nel discorso ed
aveva detto che
anche quella notte un demonio
a
cavallo si era
messo a correre
nel terrazzo che
c’era sopra i
locali dove dormivano.
Nessuno di
loro però si era
mosso per vedere
che cosa fosse
ma anzi, come
avevano fatto le
notti
precedenti, si
erano tutti
infilati sotto i
letti ricoprendosi ben
bene con le
coperte.
Quella notte
però, stranamente, il
rumore degli zoccoli
era cessato a
metà nottata e
poi non si
era sentito più
niente.
Spiegai a
quel domestico che
non si trattava
del demonio
ma dello spirito
di un cavallo
che era alla
ricerca del figlio
che gli era
stato portato via.
Comunque non
c’era niente da
temere perché, essendo
uno
spirito, a parte
lo spavento, non poteva
fare del male a nessuno
e poi, secondo
me, non era
per niente cattivo.
Lo rassicurai
dicendogli che probabilmente
non si sarebbe
fatto più vedere
né sentire.
La notte
successiva, poco prima
di coricarmi, sentii
un
lieve tocco alla
porta, andai ad
aprire e trovai
davanti
all’uscio il fantasma
di Kaidhor calmo
e tranquillo che
allungò il muso
come se volesse
essere accarezzato.
Mi sedetti
vicino a lui
ed iniziai a parlargli ed
a far
finta di carezzarlo
e strigliarlo come
se fosse un
cavallo
vero.
Dopo un bel po’ di
tempo si mosse, mi
girò attorno, mi
annusò
ripetutamente e dopo aver
fatto un paio
di sbuffi si
allontanò e scomparve; forse anche
lui mi
aveva adottato!!
Per molto
tempo Kaidhor non
si fece più
vedere né
sentire e ormai
tutti eravamo convinti
che fosse tornato
al suo paese, in
Africa.
Ma una
notte sentii nel
cortile del maneggio il
tipico
rumore del galoppo
di un cavallo.
Mi alzai dal
letto e
uscito fuori vidi
il fantasma di
Kaidhor che galoppava
tranquillo nella pista
di terra battuta
senza fare il
rumore
assordante di quando
correva nel selciato
e sopra i
tetti.
Appena mi
vide si avvicinò
ed io lo carezzai chiamandolo
ripetutamente col suo
nome : Kaidhor !!
Kaidhor!!! Lui fece
alcuni salti di
gioia e come
al solito mi
annusò, sbuffò più
volte e poi
scomparve.
Dopo quella
notte passò molto
tempo prima che il
cavallo si facesse
rivedere e così
succedeva ad intervalli
più o meno
lunghi.
Col passare
del tempo notai
che le apparizioni
di Kaidhor
avvenivano sempre quando
in cielo c’era
il primo quarto
della
luna nuova
e vicino c’era
anche una stella
luminosa.
Anche oggi, che
tante cose sono
cambiate, lo Stabilimento
quasi in abbandono
e le piante
cresciute,
quell’immagine che lui aveva visto
sin da piccolo,
stampata nella bandiera
dello Sceicco, suo
padrone, sicuramente gli ricorda la sua terra
dove era nato.
Mi sono
così convinto che
quando lui vede
in
cielo quel
simbolo gli sembra
di essere a casa
sua, in Africa,
ed appare sperando
di ricevere una
carezza ed una buona parola da tutti quello
che gli hanno
voluto
e gli
vorranno ancora bene >>.
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E P I L O G O
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A conclusione di
questa storia vogliamo
raccontare un
fatto accaduto a
Milis verso il
1915 / 20.
Una ragazza
di Milis, Maria
Pintore, che all’epoca
aveva circa 17
anni, raccontava che
ogni volta che si
trovava nelle campagne
vicino allo Stabilimento
Pernis,
vedeva sempre un
Signore con la
barba, in groppa
ad
un grande cavallo
bianco che si
muoveva senza toccare
per terra con
gli zoccoli.
Appena quel
Signore la vedeva
subito si fermava
e le
faceva
cenno di avvicinarsi
ma lei, impaurita,
era sempre
scappata
via di corsa
senza neanche voltarsi
indietro.
Ci fa
piacere pensare che
quel cavaliere fantasma
sia
lo Sceicco
Moamed Bengadur che, dopo
la morte, sia
venuto
a Milis per riunirsi al suo tanto
amato cavallo Kaidhor
e con lui
continuare felice il
lungo cammino nelle
strade dell’Aldilà.
Gli Autori
ANGELO
MERIDDA DESSENA
VIA
SAN GIORGIO 19
09070 MLIS
(OR)
Tf. 0783.51256
angelomeridda@gmail.com
www.angelomeridda.it
site/angelo meridda