STORIE  VERE  E  FANTASTICHE  DELL'ISOLA  DI  SARDEGNA

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< TRAMATZA  TRA  STORIA  E  LEGGENDA >


"SA   RUGA  DE  IS  ZAMPOS"

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 -Tanto e tanto tempo fa, in una notte buia come il carbone, una tremenda tempesta

imperversava sul paese di Tramatza-.

Così cominciò il racconto di signor Giovanni che mi aveva assicurato di averlo sentito

dalla madre signora Adelaide la quale a sua volta l'aveva sentito dai suoi genitori.

 -Lampi, tuoni ed un diluvio d'acqua si abbatteva sulle stradine deserte e buie  del

paese  dove  tutti, uomini ed animali, erano ben rintanati dentro le case.

 Ma se qualcuno molto coraggioso si fosse trovato in  quella  notte a passare nei

pressi  del fiume avrebbe visto uno stranissimo  ed inconsueto movimento.

 Sulla riva opposta a quella rivolta  verso il  paese, un  gran numero di persone e

di  animali,  carichi di tanti voluminosi bagagli si dava da fare per cercare di

attraversare il fiume.

 Avevano tagliato molte canne e dopo averne fatto dei grandi fasci li avevano uniti

assieme per formare una grossa zattera.

 Sopra questa rudimentale imbarcazione, molto precaria che minacciava

continuamente  di rovesciarsi e di affondare, poco per volta, venivano caricati

gli animali, le cose,  le persone e spingendola e tirandola con pertiche e funi

approdavano all'altra riva.

 Impiegarono quasi tutta la notte per attraversare il fiume ed al mattino, una

debole luce  che a stento riusciva a filtrare attraverso le nubi,che per un

momento avevano dato  tregua alla pioggia, illuminò la scena dell'approdo.

 Una cinquantina di persone con diversi animali e molti bagagli avevano preso

posto in  un leggero rialzo poco distante dalla riva del fiume.

 Avevano acceso un grande fuoco e si stavano riposando dalla  grande  fatica.

 Ma perché quelle persone, per attraversare il fiume, non avevano usato il

grande ponte  romano  che si trovava a poche centinaio di metri più a valle?

 Sicuramente avrebbero fatto meno fatica ed avrebbero attraversato con

più tranquillità  e sicurezza.

 E perché quell'operazione l'avevano fatta di notte?   E in che notte !!!

Chi era quella gente?

 Solo nei giorni seguenti si poté dare risposta a questi interrogativi.

 Quelle persone erano fuggite dai piccoli villaggi e dai casolari sparsi nelle

campagne  attorno a Tramatza dopo essere scampate alla peste,  alla carestia

ed alle altre malattie  che avevano decimato uomini ed animali. 

 Assieme a loro c'era anche un piccolo gruppo  di Ebrei che erano stati esiliati

da  Tharros qualche tempo prima.

 Non avevano usato il ponte perché era sempre presidiato dalle Autorità che non

li avrebbero fatti passare per paura che potessero contagiare gli abitanti del paese.

 Avevano scelto una terribile notte sicuri che nessuno li avrebbe visti e quindi

ostacolati  ed avevano attraversato il fiume in un punto lontano da guardiani e

controllori.

 Per alcuni giorni quella gente rimase ferma su quel fazzoletto di terra in attesa

che  gli abitanti di Tramatza e le autorità decidessero sulla loro sorte.

 Loro però avevano già deciso: se non avessero potuto vivere in quel paese che forse

per caso o forse per un miracolo era scampato alle pestilenze, alle malattie ed alla

carestia, si sarebbero buttati nel fiume e così l'avrebbero fatta finita molto in fretta

anziché morire di stenti e di privazioni nelle loro terre dove  avevano visto morire

tutte  le persone a loro più care ed avevano perso quasi tutti i loro averi.

 Ma il popolo di Tramatza, che da sempre è costituito da persone oneste, dedite al

lavoro, timorate di Dio e molto generose, decise subito  di ospitare i nuovi venuti

convinti che con quell'atto di generosità avrebbero sicuramente acquisito meriti

e grazie in Cielo e che Dio avrebbe continuato a proteggerli come aveva fatto

sino ad allora.

 Perciò permisero ai nuovi venuti di occupare il terreno che si estendeva dalle

ultime  case del paese sino al fiume ma non di stare o di recarsi troppo spesso

dentro l'abitato  di Tramatza.

 In poche parole dovevano costituire una nuova comunità a se stante con  dei 

confini  ben  definiti.

 Quel nuovo rione, separato dall'abitato solo da una linea immaginaria ma

rispettata  da entrambe le comunità, venne chiamato "Sa Ruga De Is Zampos"

(Il Rione Dei Zampos )-.

 §- Oggi nessuno sa più perché quei nuovi venuti vennero chiamati "Zampos"

ma io penso  che il termine Zampos derivi dal sardo "Giumpare" che vuol dire

"Guadare" e fu usato per  ricordare che quelle persone erano arrivate lì

guadando il fiume.

 Questa divisione tra i Tramazzesi e gli abitanti di Sa Ruga De Is Zampos si è

conservata  sino ai giorni nostri, mi assicura il signor Giovanni, perché ricorda

che quando era piccolo  e con gli  amici incontravano dentro Tramatza qualche

ragazzo che abitava vicino al  fiume, lo rincorrevano prendendolo anche a sassate,

finché non rientrava nel suo territorio.

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Tramatza - Ottobre 1997             

                          Angelo Meridda Dessena