A fai be(n)i a is candeladorisi A FAI BE(N)I A IS CANDELADORISI
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La festa de “Is Candeladorisi” a Milis è andata in disuso
ormai da diversi anni e solo gli anziani ricordano quando e
come si faceva.
Un tempo questa festa si faceva in moltissimi paesi della
Sardegna ed oggi solo in qualche paese del nuorese come
Orgosolo, Siniscola e qualche altro, se ne è conservata la
tradizione.
(Promemoria per Milis : Amorados, Fazzoletto per mettere i dolci,
ramo
d’ulivo, i bambini gridavano : “ Fadei Be(n)i a Is Candeladorisi )
A FAI BE(N)I A IS CANDELADORISI
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Lo Spano nel suo vocabolario “Sardo Italiano” alla palora
-Candelarzu-
dice :<< Specie di focaccia che si distribuisce nel nuovo anno ai ragazzi per le case. – Da KANDELARIUM,
ossia le Calende di Gennaio. Residuo delle strenne >>.
Il Wagner, nel suo vocabolario, dice più o meno la stessa
cosa alla parola -Candelarzu- :<< Specie di focaccia figurata
che
si regala ai ragazzi e ai poveri in occassione del
capodanno. A Siniscola si chiama così anche la canzone che i ragazzi
cantano “ Dademi su candelarzu….ecc. >>.
I bambini andavano a candelare la mattina dell’ultimo giorno dell'anno.
Nel Nuorese si usava e si usa ancora (Orgosolo) dare ai ragazzi
che vanno a candelare, oltre ai dolci ed alla frutta, un quarto di un
particolare pane confezionato appositamente per questa festa (fig. 1).
( fig. 1 )
Questo pane, grande circa 35 centimetri di diametro, è diviso in
quattro parti da una grande croce e su ognuna delle quattro
porzioni
è disegnata
(fig. 1) una
piccola croce. Ogni porzione è chiamata “Su Cocone”.
Questo particolare
pane dovrebbe essere il Candelarium citato dalo Spano e
dal Wagner che però si è conservato solo ad Orgosolo.
Anche le canzoni cantate dai bambini durante la questua, fanno
parte solo della tradizione del Nuorese mentre in altre parti della
Sardegna, se anche esistevano, se ne è persa completamente la
memoria.
Ad Orgosolo si canta per “su Cocone”:
<< Viva viva s’allegria / e a terra sos ingannos / bonos prinzipios d’annos / bor det Deus e Maria / viva viva s’allegria
/ dazzennollu su coccone / pro more e Zesu Bambinu / appazas
dinare e binu / tridicu e orju a muntone / dazzennollu su cocone>>.
A Siniscola invece si chiede espressamente “su Candelariu” :
<< Dademi su candelariu / chi sia bonu e mannu / chi mi dured’un annu / un annu e una chida / chi apposta so ennida / po bolu cherre cantare / già isco chi lu tenide(s) / si minde cherides dare / de su ch’azis in domo. / Otto dies este como / chi su Segnore è naschidu / a cantare è bessidu / minoreddu e tantu abbistu / in nomene de Gesù Cristu / e de sa mama Maria. / Ite notte è d’allegria / cando su Segnore è naschidu / cando l’an imbisitadu / sos tre Res de Oriente / cando su sole luchente / naschedid’ind’un’istalla / isse muttidu e si cagliada / e non faghe par- zialidades / tottu nos ad’egualadu / sos ricco’e sos poveros. / Cando su Segnore e sos chelos / si è cherfidu agualare./ Dademi su candelariu / Si mi lu cherides dare >>.
Quando, nelle rarissime volte, i bambini ricevevano un diniego
(a perdonare) cantavano una canzone malaugurante :
<< A nola dazes sa candeledda? / crasa a manzanu / in terra nighedda ! >> ( non ci date la candelaria? / domattina / possiate trovarvi nel cimitero).
Anche a Milis la candelaria si faceva sempre la mattina del-
l’ultimo giorno dell’anno e i bambini andavano in giro per le case
del paese portando tutti in mano un mazzo di rametti d’ulivo (fig.2)
e gridando a gran voce : << “Fadei Be(n)i A Is Candeladorisi” >>.
(fig. 2)
I dolci e la frutta che ricevevano in dono venivano messi in un
grosso tovagliolo legato alle quattro estremità o in un cestino (fig. 3).
(fig. 3)
In cambio dei doni ricevuti, i bambini staccavano un rametto
d’ulivo e lo davano alla padrona di casa. Quest’ulivo era un
dono molto atteso e gradito dalle ragazze nubili della casa perché
con esso si facevano “Is Amorausu”.
Le ragazze staccavano due foglie dal rametto ricevuto e ad
una davano il proprio nome e all’altra quello del ragazzo, reale
o
presunto che fosse, e dopo aver spianato la cenere incandescente del caminetto (su farifari) vi sistemavano sopra le due fogòie (fig. 4).
(fig. 4)
Per l’alta temperatura le
foglie scoppiettavano e saltavano da ogni parte e se nello spostarsi si avvicinavano o si accavallavano era
segno che i due si volevano e sarebbero andati d’accordo mentre
se nel saltare si fossero allontanate non ci sarebbe stata nessuna attrazione o accordo nella coppia.
Milis Dicembre 2004 ANGELO MERIDDA DESSENA
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